Resti dalla luce - Raccolta

Bologna - Milano 
(2004 --> rivisited
2011 --> parole nuove)


Davvero

Questa è la mano
che richiede anima
e stasera incontra,
nel frattempo,
un mucchio di carte lanciate
un mucchio di farina-
nel mazzo scoperto.

È soltanto un piano sgambato,
scordato, mancato.

Lui guarda di sfuggita le carte
poi sospira tra i fumi.

Povera la ragazza, arrecano i sussurri.



Il Senso dell’assenza

È negli insignificanti movimenti
il senso del tutto senza gradazioni
e sulla superficie e la tua immagine
la soluzione dello sguardo incerto

è un’apparizione nell’ordine della natura
e nei ritrovamenti improvvisi sul viso
secondo i canoni della discrezione
il riso e il pianto occulto straniero

nel momento in cui l’anima affiora
estranea al tutto e sensibile all’ordine
dal senso al fremito al sistema nervoso
il malore appuntito appunto e teso

raccolto sulla bocca appena appena
ma non è soltanto il senso dell’assenza
è un susseguirsi il disimparare
più cerco di tenerlo il disimpegno.



La coscienza del nuovo e la sorpresa del bello

Con l’abitudine di volersi
poco bene e stare
sospesa sul filo
del tempo che logora
e centrifuga
senza distinzione di sguardi
o specchi o raggi infiniti;

non girare la faccia
verso lo sbaglio
o mosse sbagliate
giocando a castelli
con l’altro riflesso.

Una fuga verso preludi
più vecchi della storia
contemporanea come la paura
di tornare indietro sempre
più vecchia della fame
di essere viva
e non essere io.




Di fronte

Orgogliosa indolenza
ondeggia ariosamente
sinuosamente lungo
i fianchi.
Rigonfi gli occhi di
ricordo leggero
e sfuggevole
quasi fosse polvere
che volando
respira.






Down-Tempo

Ti seguo nell’acqua
profonda
e respiro.

Una lacrima
nel mare si confonde
e credo di annegare.





Onirica essenza nel colore e nella pietra

Ho raccolto io stessa
le pietre colorate
che sognasti una notte calda d’estate

prima della pioggia
prima del risveglio
prima dell’inverno

per te
solo per sentire
la tua voce raccontare

cosa ne avrei fatto
dell’anima
mentre sorridevo

e mi dissolvevo
lasciandoti solo, il ricordo
delle pietre e del colore.






Velluto blu

Qualche volta quando dormi
una farfalla vola all’indietro
sui tuoi sogni incandescenti
e nella canicola
cristalli si sfogliano
riempiendo il cielo
di mistero
e silenzio.

In te, e in me,
si apre la notte
qualche volta,
quando il vento soffia
sui nostri capelli invernali
verso risvegli lontani
di mistero
e silenzio.







Alcune strade nel tramonto

Si cammina sulle strade,
alcune strade nel tramonto.
Pensi di dover dire qualcosa
no, non saprei
non ho niente, si cammina.

(Vestiti colorati
ci riparano dal freddo
di alcune sere).

Se fossi qui
se tu fossi qui, io allora
no, niente, era per dire.

Si cammina sulle strade,
alcune strade nel tramonto.









Vernici (a sera si riapriva)

Qualcosa su una storia
tanto e tanto tempo fa
entrando per una porta azzurrina
di ricordi e vernici e
odore di alcool canforato.

A sera si riapriva,
che respirasse la notte.
Qualcosa su una storia
che ritorna come fumo negli occhi.
Respiro sulla nuca.

Qualcosa si riapre che, voltandosi,
è già svanito.








Accesso

Le ceneri del monte
in una mano
le ceneri del corpo
in acque agrodolci
nessuna risposta agli inviti
(nessuna porta si apre)
cercando nessuno
aspettando nessuno.

La cattedrale di San Patrizio
davanti al cielo.
Seguendo il sole sul prato
tra le ombre del giorno
e i rami degli alberi.

È un gusto che trovo
nel cemento e nel fango
- nell’erba -
nella pioggia e nel sole.


Stile pioggia in faccia
un giorno nuovo
senza risposta
stile pane nel forno
la cucina vuota
si è allargata.






Anime stanche
vanno a dormire presto

Anime nuove
in un vecchio mondo
si svegliano nel sudore
si chiudono per respirare









Stanco sul pavimento
addormentato sul tappeto
o immerso nel nome

in ginocchio a cercare
in ginocchio nella neve
a mani nude nella neve.




Assumendo una forma

Ho già visto questi luoghi
ho ricordato sogni

cade la neve sui prati
cala nebbia sui ricordi

non voltarsi mai
non voltarsi più.




Disintegrazione

Svanito in un istante
e dopo lo schianto
svanito per sempre
nel nulla

niente di nuovo
brucia nel fuoco
nessun fuoco
brucia stasera

è tardi adesso
per mostrare qualcosa
bruciata la casa
bruciare l’addio.





Di necessità

Gli anni fuori tempo
nella luce sbagliata
verso case distrutte

da lastre di silenzio
e viaggi antichi,
senza ritorno.

Sopra una tovaglia
che non copre il freddo,
la nota stonata.






Snowcats

Sotto il ponte
la mia febbre
è di ghiaccio
e lacci disciolti

come l’acqua
sotto strati di cristallo
non sa riaffiorare
la rabbia implosa.

Sei più di me
e la sindrome
e tutte le cose
le stesse di sempre

nella neve di qui
ti credo e ti rivedo
perdere le ali
e ricrescerle ancora.





I ritorni

È nella neve
che perdi il senso
dello spazio
e nel ricordo
affoghi
come lacrime di sole
a gocce
per il pendio
e la discesa
quando ti rigiri
tra le mani
un indirizzo inutile.





Garrule bandiere

Pesci all’amo
sanguinano
senza annegare
né morire

a un passo dal fondo
a un passo dall’abisso
-tutto tace-
bandiere sventolano

sul campo di sabbia
sul terreno bruciato
come cadaveri al sole
nell’eterno sonno
dell’inverno.





Cento anni

Si scuotono le onde
sul mare nero
e sono cento anni

a cadere giù
uno dopo l’altro
come pioggia sporca.

Come trovare la stoffa
appena in tempo
per scaldare la mente.






La rosa

Vento caldo
di sabbia e anticipi
anni e anni
ancora lì;
portami a casa.

Solo se tu
solo se tu portassi
il peso delle mie ossa
con me
e solo se tu
accennassi un sorso
ai miei sterrati

Un fiore nella notte
nel vicolo allegato
labirinto di segni perduti.




Processionaria

A cavallo sotto il sole
sul monte
del frutto proibito
andiamo
in una danza muta
a prenderci la Grazia.








Domino (slow)

Gufi su rami offuscati
e sedie rovesciate
dal vento
mi muovo
tra aghi sottili di pino
e scariche di elettricità.

Versi lontani
stridono l’anima
cerco qualcosa
che la notte segreta.
Freddo
senza riluttanza.

Calpesto
territori di illusione
allo stato naturale.




Opti-mystic hotel

Noi, cani affamati,
sulla collina del vento
nell’erba scura
mossa dalla notte

ombre di luna
su case variopinte
scendiamo all’inferno
per un solo respiro.




All’ombra notturna del noce

All’ombra notturna del noce
una piccola folla
una piccola folla

nascondo giù per la collina
al buio per la collina
cercando la strada

sarà una notte silenziosa
e non troppo veloce
di ardui ritorni.




In segreto

Nella pineta a denti stretti
la gola incendiata

Nella pineta a fermare il vento
che brucia la notte

Scivola la notte
scivola su lune gialle

Nella pineta a scovare cadaveri.






Presenza

Nella luce
passi;
rintocchi
dall’orologio

menti
-lontano-

(si abbuffano)
di notte e sabbia
sulle sponde
del lago.





Definito dalla luce

Quella notte
di balli indiani
nelle praterie aperte

a nuovi presagi
e terra rossa nei fuochi
occhi marroni accesi

i respiri nel fumo
i cavalli lanciati
la parola agli alberi

Quella notte
uscisti
a salvare gli annegati

le pietre abbandonate
a cavalcare bugie
sul lungomare degli dei.






Tra le rovine del tempo
avanzi d’umano dormono
sotto obiettivi illusori.

Ritagli di silenzio
nell’antica via tramandata.




Luna ambulante

Ho bevuto da una tazza rotta
nella notte gialla dei confini
e di letti abbandonati

tornatevene a casa
o svelerò segreti
fino a che il sole tornerà

a vegliare su di noi.

È qui che arrivano i giorni
e ciò che si fa per i diamanti
e le lune perse per strada.




Luna demone

Luna gialla sulla palude
è una notte di silenzi
e movimenti rivolti

i ricordi non deformano
significati nel lontano passaggio
se mai siamo stati dissolti

come non avessi visto
i tuoi occhi nel buio
e atteso il risveglio del giorno.

Il tempo conosce
tutti i passi che solcano
il volto rovesciato della pietra.






Sette pietre


Sulla collina di fuoco
una frase scomposta

non sapremo mai
cosa c’era scritto
prima che crollasse

il muro che ci ha diviso
il cielo in due.




Di cui sei fatta

Sulla pioggia che
sta per cadere
e da un momento all’altro
bagnare strade spezzate
screpolate e rosse
color seppia e polvere

Resti di un carro
trainato da cavalli e maschere
che è passato di qua
e se ne è andato di notte.



Nel dormiveglia

Le ruote del carro stridevano
sintomi raggelati
sulle piste di pietra
consumata dal tempo

le ombre scorrevano lungo
vuoti di memoria e aria
verso nuvole di vapore
e drappi antichi

per tornare estinte e corte
cadere verso un pasto
bagnato e informe
a dividere lampioni.








Per le dimore

Ho sentito i passi
che precedono
il nostro bitume screpolato
disseminato di ceneri
e ceri consumati
da notti senza stelle

Non affrettare
il tempo anche tu
sulla pelle finita dal sale;
la luna quando si adagia
il gusto della saliva
la luna quando si adagia.




Magnolia

Sotto le onde
sottili del lago
e sulle sponde
ritorte dal sonno
proviamo a respirare

dove la verità
è stata ritrovata
nella luce e nella notte
seguendo ricordi
di leggende perdute.

(La musica del pomeriggio
si adagia su sogni accaldati
nomi e luoghi intuiti
da gatti vecchi
e ubriachi di noia).





Chiamandoci fratelli

Eravamo in corsa
sulla collina delle magnolie
per pioggia e venti
e ritardi irreversibili

solo noi ci aspettavamo
e sulla grande autostrada
nessuno fermava lacrime
(se non i giuramenti)

Ho sentito per lungo tempo
e per corridoi rabbuiati
i miraggi gridare e sbattere
su liste della spesa e compleanni

e cosa cerchiamo
di essere
prima dell’oscurità
che pochi possono guardare

Stanotte credo che aspetterò
che tu senta la mia voce
che per pioggia e venti
ricordi chi sono.




Transazione d’amicizia

A scongiurare la pioggia
senza una sola parola

e senza movimento
a cospargere il vuoto
di affezione

stringendo patti
che durano
una notte

e poi restano
di nuovo indietro
nella solitudine e nel buio.



Verso casa

È un tempo lungo
sull’autostrada blu della notte
che non si concede

proseguendo a onde
con occhi offuscati
da vento e stanchezza

non arriveremo mai
dove stiamo andando
seduti dietro

a respirare piano
lungo il mare
e i lampi nel cielo

e non dormire
fino alla fine del viaggio
fino alla fine della strada

Il corpo si abbandona
tra scie di metallo
di città in città

le simpatie relegate
riaffiorano vagabonde
e si appoggiano

invisibili sulle palpebre
ad alitare
voli di ricordo.


Isolati

È il silenzio che confonde
quando te ne vai
con le illusioni e gli oceani

che non trovo più
gli angoli delle vie
abbandonati e seduti

ad aspettare in silenzio.





Cerimonie

Tutti si guardavano
e il ronzio dalle sale
era un segno di vita

ma non per me
che dormivo in piedi
e mi abbandonavo.




Silent Air

Dietro l’ultima alba
si muovono le ombre
del passato

sulla roccia, a pezzi
si schianta la tempesta
e la porta della camera.


Dai cortili

Si sentono benevolenze
e si sentono benedizioni

suonano e suonano
e i cani abbaiano per le scale
corrono nei cortili
e non vogliono saperne
di rincasare, ancora.

Sussurrano le finestre la sera:
si fa tardi.

I ripostigli raccontano storie,
i disimpegni sono crocevia

le mani ascoltano.




Baluardi

Gli strati del freddo scivolano
le nuvole scivolano
giù
per alberi, semafori, muraglie

che non si riposano mai
né dubitano
del soffio caldo, e compassionevole
degli affetti e del mondo.

Non soffrono lo struggimento
della memoria.



Escursione pomeridiana

A spicchi, a ventagli, a intarsi
a intermittenze inesplose
le passeggiate nei salotti

e poi si sentono ai finestrini
fantasmi infuriare come venti
elementi familiari al dormiveglia
stabilità necessarie

come venti aggrappati alle orecchie
ai capelli intatti tirati giù tirati  ritti
inghiottite tutte le estremità.


Decadi

Ed eravamo acqua
ed eravamo fatte a spigoli,
poi tutto sarebbe cambiato.

Una gamba se ne volava via,
per la strada rotolando,
alla velocità di frecce.



Luoghi del parapiglia

Così la mano e l’occipite,
così s’affaticano, così i dorsali.
Così la pancia.

In ogni parte del corpo
si concentrano memorie

ti indichi lo stomaco,
come sede dello scombussolamento.



In linea d’aria

Qualcosa al centro dormicchia o sbatte.
Faccio del mio meglio per non preoccuparmi
dei minuti che scorrono.

Sono meno che foglie ammucchiate
e potremmo essere a casa, ora.





Rivestimenti

Volteggia ai lati, comunque.
fuori dalle porte.
I miei piedi si scusano con i gradini.

Andrò via, comunque.
tra i pezzettini di cielo.
Tra i pezzettini di carta.

Con voce d'acqua che si fa luce.











Blu

Dormivo con proiettili sul cuscino
e le finestre aperte, per non svanire.

Potresti svanire ma sei in salvo.
E un gatto miagolava, in fondo in fondo.

Ogni notte tornavo, ogni notte nel blu.

Poi ci fu un grande rumore
e ogni segnale svanì.

Esplosioni, e precipitazioni.
Frantumazioni folli, sulla via.

Oh signore, mi sto perdendo il silenzio.





Trame e guerriglia

Oggi mi sono arruolata tra le fila dei righi.
E le tende delimitano, con i balconi,
gli eccessi dei davanzali.

Si sporgono i davanzali, sfacciati come sono,
nei pomeriggi fermi.
Intessono trame, ordigni a nostra insaputa, i davanzali.
Legione di spigoli e pietra.

Noi vantiamo pause, punti e virgola
e le tende così sopravanzano, leggermente ma decise,
con elegante distacco.

Un tocco di vento, un alito di voce,
una virgoletta,
per rimettere a posto le cose.




In forma latente

Un cane proprio ieri
mi ha raccontato dei ciottoli
e dei vestiti nuovi.

Mi ha raccontato dei magneti
e dei pezzi di cielo,
finiti sui rami.

Ce ne stavamo proprio qui,
seduti tra le foglie e una panchina
e, a colpi di coda, svanivano le ore.






Tentata redenzione

Passo verrà, notte che svolgi binari,
arrivi e gradini come fogli
come  arrotolati, di giornale, di parole.

Passo verrà sciogliendo capelli a mani, a notti.
passo, a moti di farfalla
che s'abbandona a occhi chiusi.

Le paure notturne si mangiano le briciole
dei silenziatori.




Preferenze alterne

Le colonne si alternano al buio
come i tasti bianchi di un pianoforte.

Noi invece ci perdiamo ad ascoltare
le note più basse di ogni sfumatura:

abbiamo creato il pomeriggio,
come se fosse un'alternativa
al perdere contatto col suolo.

Sa il ruolo del riso, sa la forma del grano.
E non si capisce il motivo.

Di tutto quel rimangiare,
dopo lunghe stringhe porose
che allacci sciogli e allacci,
come fossero gelati, parole artigianali.






Biancheggiare universi

Rassetto le palpebre,
sprimaccio ciglia
alla vicinanza del sole.

E l'alba mi diletta
i cuscini e gli avambracci.

Qui vicino c'è ancora un sonno selvaggio
e non ho bisogno d'interruttori,
quando ci sconfiniamo miracoli.







Il sole accolse il verde per sé

Si fa buio e ora e presto
arriveremo.

La casa sull'altipiano,
con gli alberi e i cani.

E oltre questo cielo
che ci abbraccia i cavalli,

la luna, le stelle, le mani colte,
fredde e rosse, racchiudono.


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