Bologna, 24-25-26 gennaio 2007
1.
Interferisce la perdita di cose
fuori senno fuori luogo
ho cenato compostamente
mentre fuori pioveva
gocce leggere sui vetri
cadevano abbandonandosi ad
un destino certo di immobilità e schianto
disintegrata la pioggia
indisturbava gli scavi di
piccole società di batteri
erano benevole le domande ma,
in fine non utili allo scopo.
2.
Le voci si confondono
espositrici esperte e tuttavia inconsapevoli
di nuovi ed innumerevoli cataloghi
progettuali di ultime esperienze
utili, passate a rimanere restare
immutare e: a mai cominciare
con un leggero sospiro
alla pioggia
ripiego tra le mani il tovagliolo
quello che ora so (ancora)
eccomi, nel padroneggiarlo
è solo un altro inutile
noi/loro.
3.
Con lo sguardo passato
a fare del mio meglio
a proporre in silenzio
un piccolo salto veloce
nella teoria dei gruppi
e qui rimane a fissarsi l’attenzione
sui fondamenti o, in alternativa
sulle fondamentali problematiche
sociologiche interpretazioni
o su concetti che descrivano la realtà
__________________
L’interferenza è, questa volta,
un brusio di fondo inaccettabile.
4.
A essere ottimisti
si rivendicano spazi modulati,
ritirando vittorie comparate
ma ora che sono qui
inodore estranea e sorridente
non ho pelle, né tempo libero
da condividere nel mezzo;
ma su superfici ruvide imperfette
mossa da previsti seppure
incontrollati terremoti,
mi delineo paesaggi in movimento
mi ritraggo in disparte
temporaneamente mi discosto,
per assumere la terza posizione.
5.
Cose che non succederanno
- tu che dai la lista ai ragazzi
ed è chiaro che ormai
si va avanti per ore quando
il tempo consigliato non è necessario
atti in successione scorrono gratificanti
osservo la sofferenza di noi tutti –contenuta-
depositarsi in scie mutevoli di memoria
vetri oscurati di credenze in disuso
(e innumerevoli fiori ad appassire nei vasi)
per tanto che non sono contemplate le teste
o altrettante indigestioni di fastidio
ma tutti sono pronti a dire qualcosa.
6.
Poi è sulla strada, fuori
che disseziono la gestualità del corpo
per mai più tornare
- non esiste alcun ritorno
So che da questo dipendono errate percezioni
7.
Lo stomaco dell’uomo in giallo
aveva già brontolato due volte
(mi segno il numero sul palmo)
e un terzo uomo,
che non riuscivo a vedere,
stava versando da bere
mi riguardo le mani e soffermo
uno sbuffo leggero alla sinistra
non c’è spazio per essere-
non trovo posto tra i cuscini
però ecco, una volta spezzate,
alcune buste di ossigeno
e stuzzichini di pazienza
sorseggio adeguatamente
e mi sento molto indaffarata
(giustificata)
per una materiale assenza
di perdita incontrollata di parole
ho infatti lo sguardo
davvero impegnato altrove
8.
Inclino la testa
è feroce stasera la voglia
di sentire una voce perfetta
mentre addosso qualcosa si spezza
la musica corre inascoltata
oltre il brusio informe
di corde vocali in sincronico movimento
(Se siamo qui è perché)
volevamo festeggiare, mi ripeto
09.
Ci sono stati ultimi minuti prima di
ultime telefonate
e intere casse di dimenticanza, sbadatezza
supposizione, schiere di distrazione
compressioni, pericolo sotterfugi
e ci si domanda: se sono poi davvero
davvero importanti gli ultimi minuti
o non sia meglio (forse) lasciar stare
10.
Ora, si ripensa: a corridoi verdi
e squilli di telefono a tarda notte
si ritorna sempre a quei minuti
ripercorrendo: ortografie certe
tracciati, identità suggerite
rivissute, all’interno di luoghi bui
e si cerca: di rintracciare un momento
quella piccolissima epifania, creduta eterna
interna intraducibile
Oppure:
l’aria esce dai polmoni
in forma di racconti strampalati
e distanze
11.
Ritorna la pioggia che sa di fruscii
inalterati desideri di tutto quello che fugge
sentirsi così, come pioggia che cade
ci sono andature che incedono
e le scarpe non hanno che importanza
dietro treni che si sfiorano, ripetutamente
poi le scale sono di pietra
e in questa casa antica
-un po’ cadente- ma curata con gusto
e pazienza e anni di frequentazioni
senza mai per ciò conoscersi
sembra persino quasi possibile
qualcosa
gli appuntamenti che divengono
incontri incroci di identità
12.
Sembra quasi possibile tenersi a bada
oppure saltare coi piedi sul tavolo
e le scarpe e tutto il resto
tra i piatti e i bicchieri
le portate di carne e verdura alla griglia
sulla tovaglia
e urlare
invocare
nello stupore generale
un istante di silenzio
13.
Sembra infatti possibile
sospendere questa follia incontrollata
portatrice sana di nulla
per favore urlare e poi –infine-
tacere
14.
La legna di vite è sottochiave:
apriamo dunque lucchetti,
poi scostiamo tende,
sorvoliamo teste, volando la cenere
per il gusto di adagiarsi sui vestiti
e farsi ricordare, questa serata,
che domani sarà lontana
se non un sottile chilometraggio
compiuto a faccia in giù nella nebbia
nel sedermi davanti alla cucina economica
ricordo a me stessa che siamo a
-nell’altra stanza si svolge- una festa
15.
Di nuovo la voce alle spalle
pratica di ascolto attivo
condivide budella con me
e insieme consiglia altro esercizio
sulle tecniche dell’eccellenza
volte all’utilità –e nulla più si distoglie-
e al pensiero positivo
(ogni azione ha uno suo scopo preciso)
e, detto tra noi,
mi è sembrato davvero semplice,
questo intento
16.
Resta un’immagine
di condivisione perfetta.
Con gli occhi in mano
guardo piovere satelliti
e mi fisso su quella canzone
e dico
è così, che dovrebbe essere
perché tutto questo fa male
non avere nulla,
né curiosità
eppure
ci vediamo con regolarità
da anni e anni e non
e non saperne niente
17.
Confusa a stento nella logica
dietro il finestrino dell’auto
-fuori c’è solo nebbia
e luci sopra la testa-
si allarga una prospettiva
di tre quarti
sciarpe e cappotti
emblemi sottili e casuali
in atto di decostruzioni.
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