La disgregazione dei deserti















Ascoltando sussulti nel miele

del lasciarsi amare e portare
del lasciarsi (amare) come capita.



Interferenze, correndo a caso

non un venirsi
non un dirsi


Mentre sera scorre

Seduti, con sguardo trasparente
dentro una lente verde

sembrarsi
(smembrarsi) a bocconi


Di solidi e di meccanismi



Che poi.
L’unico motivo è
volare con le mani.



*


Questi giorni di volute geometriche
non sono che simmetrie irrisolte,

e le ore contate del buio:

fili sottili che scorrono,
iridescenze molli,
perdite di tubi nei muri,
incastri


La terra imbevuta che brucia.


Una mattina ch'è cerchio ch'è promessa.
Queste mattine tra le braccia
e le ruote si permettono il rumore:

simmetrie sfaldate sui blocchetti,
tutta la campagna distesa distribuita,
i passi coi cani del primo sole,
manciate scarse, eh, minuti e poi via.



La terra imbevuta che porta scarpe, affonda radici.



*


E se non si arriva in anticipo
e se non si smette di bruciare
svaniranno all’indietro i giorni
all’indietro i treni


gli affetti, gli abbandoni
i denti bianchi, le mani aperte
le braccia pronte
le disponibilità del cuore


gli abbandoni



Il mo(vi)mento


Con lo sguardo contemplo: le curve docili del fumo,
il semplice fatto che: si è scelto di non respirare.

Tutto è già stato venduto e, in ogni caso,
non ci serviva niente. Superstizioni che occorrevano infrante.


Poi, il brillantino caduto, scivolato
sulla guancia (sotto l’occhio appena appena)


un piccolo lampo colorato, nel grigio della stanza.




*


Il freddo si affaccia anche qui
riveste davanzali ubriachi
senza fretta

Ieri un bagnino mi ha riportato
i miei libri naufraghi
ed erano pagine sulle correnti

Ti racconterei, se volessi sentire
dove sono stata
nei giorni di pioggia

e tutto quello che
ha inondato la mente
e le fosse di pietra.



Un nulla indistinto 


I

È stato così
il candeggiare del sole
su spunti pallidi
e cani sciolti

Quando la pioggia
aveva giusto smesso
di massacrare materia
di sogni e lamiere

per vetrate, amori, drappeggi
si è diffuso
un certo grigio
nel più rampicante silenzio.



II

I cani seguono da lontano
frammenti di primavere
e tracce in pieno sonno
di luce al mattino

quando il sole si stende
sopra i vicoli e la piazza,
sulle labbra stanche
di uomini e davanzali.

Capitano le ruote, le mele, le balene
cigolii di collina in fronte,
lasciando ancora bianchi
i soffitti capovolti.



*


C’erano bottiglie vuote
plastica sparsa
e c’erano pezzi

stomaco, cuore, pezze di gola
e ghiandole qua e là.
E c’erano fogli da distribuire,

informazioni, inventari
informazioni in viaggio
canali

sere,

intere sere da rammendare
gomiti intagliati, sbucciati, succhiati come limoni
fettine di limone nei bicchieri

Alberi sradicati con le radici alzate sulle vie
biciclette in fila lungo i laghi
panorami affilati di luce obliqua

Capelli in movimento.
Cuscini rubati, equilibri infranti,
strade in festa, angoli. Dittature.



*


Il lago è finito
in brodo di pollo
e risvegli di netto.

Sulla tua porta
qualche straniero qui,
ha lasciato la sua faccia estinta

con occhi scuri
dipinti di pioggia
sul campanello che è rotto

da quando nessuno
risponde più.



*


Aspettiamo.

Noi qui, seduti. Che il tempo cominci. Per la festa.
Le ombre disegnano realtà sui nostri quaderni aperti
mentre alla tavola imbandita apriamo bottiglie lasciate a scaldare.

Fuori le campane della chiesa del paese suonano a morto
lenti rintocchi isolati come pietre cadute
ma qui, dentro il salone dell’albergo,
qui è tempo di danza e ritmi furiosi di gioia condivisa da celebrare

e ho deciso, da tempo, di partecipare a ogni funerale
per sentire il silenzio nella voce e conoscere per vero
le parole che ha il buio.

La notte attraversa permeabile la stanchezza
di questi ultimi due giorni passati come olio, nella fatica che avvicina

Il sedere appiattito sulla sedia
e il naso all’insù, perché adesso tutto è nuovo e soprattutto gli odori.

Verrà anche l’istante della preghiera e saremo invitati
ad alzarci  in piedi in segno di
allora, forse anch’io mi lascerò raggiungere, o contagiare.



*


Disquisizioni, rassegnazioni, censure:
con l’autodefinizione dei parametri si corre il rischio
di finire irrimediabilmente fuori strada
a far girare i neuroni in circolo

non si dorme e non si vuole dormire
con il botta e risposta della stessa voce arriva
il cortocircuito, i colpi contro la parete:
il fatto che tutto sia nuovo è irrilevante.

L’aria elettrica prima del temporale
è densa di silenzi e alcuni sguardi incerti:
le paure non contengono se stesse
e hanno bisogno anche loro di nutrimento

così nascono appuntamenti, si prendono decisioni
qualsiasi per non stare fermi, appassire i vasi nella paralisi
tra scoppi di grandine e alluvioni tropicali
vestirsi, correre per le scale, respirare palloncini

solo continuare, continuare a respirare
non perdere l’abitudine a respirare
la tendenza antropologica al desiderio
l’autoconservazione della propria umana meraviglia.



Paesaggi sonori


Seduti nella piccola via sottile
tra la chiesa e il municipio
con il bicchiere c’è sangue che scorre
e, come un fiume sotterraneo
spacca l’asfalto e ci solleva ondulanti
noi, legati imbavagliati e sognanti
alle nostre sedie occasionali rovesciate,
non smettiamo di muovere la bocca
mentre il complesso imperturbato risolleva gli spiriti
soffia aria calda nei piatti e sui capelli

Come un abbraccio un saluto riconciliazione
una prova un lasciarsi riprendersi poi sotto gli stipiti
dolcezza che fuoriesce dalla tasca
un amore totale per parti singole e particolari
un chiudere
per un solo tremulo istante gli occhi
infine riaprirli nel niente che è cambiato
escludere
solo qualche piccolo, minuscolo, spostamento delle persone
che ora vanno e si scambiano ondeggiando
fiamme sottili schegge di sguardi
e ruggine dalle mani,
e sopra ogni altra estremità in collaudo

Solo fiammelle che luccicano
al posto dei corpi
e solo movimenti ondulatori,
invece che respiri
poi ci sono treni e strade di montagna
mesi di attesa per la condivisione
e serate, come questa,
nei momenti che si interrompono,
porcellane scoloriscono e succede ancora ,
succede sempre
la storia che si ripete a intervalli regolari;

Cifre, o la ricerca di una casa
fogli di indirizzi, date per abbandonarsi
o festeggiare inaugurare
serpenti corrono per le braccia,
sotto la giacca sotto la felpa
una vetta ch’è stanotte
serpenti che corrono su,
scavare elettricità insieme
bruciare, guardare giù
sulla riga allineata
colorati di blu
in un movimento congelato accordato
e soffiare: sulle candele,
con i suoni delle stanze
degli alberi che fuoriescono;
sul vapore, sulla strada.



L’inverno sta arrivando


La piazza si allarga come una macchia a vista d’olio
dalla porta finestra ancora sguarnita
le formiche invernali provvedono
al nostro benessere duraturo e,
nonostante la stagione inoltrata,
posso dire con certezza, guardando i passanti
con le loro buste o a mani libere, che non fa freddo.
No, il freddo è ancora là da venire.

Incappucciati rivoltano pietre, autobloccanti,
rovistano grani di sabbia e cemento
lanciano messaggi accattivanti nel buio, nella nebbia
che scende sulla strada e oscura la città;
si resta sulla torre più bassa con la sola compagnia
della e di un gatto
poi la luce si accende
e da sola riscalda l’ambiente.


E ci si ritrova alle prese
con la gestione di un magazzino
vuoto. Derubato nottetempo
di ogni valore ed impegno.
A gestire (dunque) quattro parole,
che stanno in equilibrio
sulle dita di una sola mano.



*


Non si ricorda che  la luce dei tramonti
ma con occhi di felino, tu
segui la porta che chiude
il silenzio e le luci dell’inverno

È la nebbia di novembre
a respirarci addosso
fughe e inondazioni detriti.



Spogliarsi nel deserto


Ci sono resi e altri avanzi
materia lanciata contro i margini
e ci sono porte

(lungo il deserto)

chiuse dal sonno
che nascondono corpi,
resti delle ore sottili.

Abbiamo accettato di bagnarci.






Centimetri d’abbraccio


Due mani contengono la testa
in un solo deserto
scariche rotolanti di freddo

si rabbuia il pomeriggio
franato
sovvertito, sconvolto
passi d’altri
c’è chi vive e chi muore

poi domani, ti alzi in un altro appartamento.

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