Bologna, 2004
1. Il Senso Dell’Assenza
È negli insignificanti movimenti
il senso del tutto senza gradazioni
e sulla superficie e la tua immagine
la soluzione dello sguardo incerto
è un’apparizione nell’ordine della natura
e nei ritrovamenti improvvisi sul viso
secondo i canoni della discrezione
il riso e il pianto occulto straniero
nel momento in cui l’anima affiora
estranea al tutto e sensibile all’ordine
dal senso al fremito al sistema nervoso
il malore appuntito appunto e teso
raccolto sulla bocca appena appena
ma non è soltanto il senso dell’assenza
è un susseguirsi il disimparare
più cerco di tenerlo il disimpegno.
Con l’abitudine di volersi
poco bene e stare
sospesa sul filo
del tempo che logora
e centrifuga
senza distinzione di sguardi
o specchi o raggi infiniti;
non girare la faccia
verso il mio sbaglio
una convinzione
riguardo l’errore
o mosse sbagliate
giocando a castelli
con l’altro riflesso
e le cornici rotte
di specchi antichi.
Una fuga verso preludi
più vecchi della storia
contemporanea come la paura
di tornare indietro sempre
più vecchia della fame
di essere viva
e non essere io.
3. Di Fronte
Orgogliosa indolenza
ondeggia ariosamente
sinuosamente lungo
i fianchi.
ricordo leggero
e sfuggevole
quasi fosse polvere
che volando
respira.
Ti seguo nell’acqua
profonda
e respiro.
Una lacrima
nel mare si confonde
e credo di annegare.
Ho raccolto io stessa
le pietre colorate
che sognasti una notte calda d’estate
prima della pioggia
prima del risveglio
prima dell’inverno
per te
solo per sentire
la tua voce raccontare
cosa ne avrei fatto
dell’anima
mentre sorridevo
e mi dissolvevo
lasciandoti solo, il ricordo
delle pietre e del colore.
7. Andata
Luci spruzzate di nebbia
sull’autostrada di sera.
Ho sentito la tua voce
provenire da lontano.
L’auto corre sulla
strada scura.
Non dovrei dirti di non parlare
né affaticarmi
su lance appesantite;
[il carro corre sull’autostrada
uscendo dalla notte
senza stelle maestre]
nell’immobile temporaneo
momento di vuoto
al tavolo della cena riscaldata.
9.
Ora vorrei
vestirmi di pioggia
e aggrapparmi a te
e non andare via
su quella macchina
per poi vederti più
se non in sogno
mentre precipito
come un angelo verso il mondo.
Qualche volta quando dormi
una farfalla vola all’indietro
sui tuoi sogni incandescenti
e nella canicola
cristalli si sfogliano
riempiendo il cielo
di mistero
e silenzio.
In te, e in me,
si apre la notte
qualche volta,
quando il vento soffia
sui nostri capelli invernali
verso risvegli lontani
di mistero
11. Alcune Strade Nel Tramonto
Si cammina sulle strade,
alcune strade nel tramonto.
Pensi di dover dire qualcosa
no, non saprei
non ho niente, si cammina.
(Vestiti colorati
ci riparano dal freddo
di alcune sere).
Se fossi qui
se tu fossi qui, io allora
no, niente, era per dire.
Si cammina sulle strade,
alcune strade nel tramonto.
alcune strade nel tramonto.
Pensi di dover dire qualcosa
no, non saprei
non ho niente, si cammina.
(Vestiti colorati
ci riparano dal freddo
di alcune sere).
Se fossi qui
se tu fossi qui, io allora
no, niente, era per dire.
Si cammina sulle strade,
alcune strade nel tramonto.
12. Vernici (A sera si riapriva)
Qualcosa su una storia
tanto e tanto tempo fa
entrando per una porta azzurrina
di ricordi e vernici e
odore di alcool canforato.
che respirasse la notte.
Qualcosa su una storia
che ritorna come fumo negli occhi.
Respiro sulla nuca.
Qualcosa si riapre che, voltandosi,
è già svanito.
13.
La cattedrale di San Patrizio
davanti al cielo.
Inseguendo il sole sul prato
tra le ombre del giorno
e i rami degli alberi.
nel cemento e nel fango
- nell’erba -
nella pioggia e nel sole.
14.
Le ceneri del monte
nella mano
le ceneri del corpo
in acque agrodolci
nessuna risposta agli inviti
(nessuna porta si apre)
cercando nessuno
aspettando nessuno.
15. Accesso
Stile pioggia in faccia
un giorno nuovo
senza risposta
stile pane nel forno
la cucina vuota
si è allargata.
16. Accesso Remoto
Puoi portarci a casa;
se fosse sera
di quelle
di pioggia
dal taxi
la radio e le canzoni
di anni già passati
scie colorate di luci
aria al sapore di pioggia.
Puoi riportarci a casa ora;
sconnessione automatica.
17.
Anime stanche
vanno a dormire presto
Anime nuove
in un vecchio mondo
si svegliano nel sudore
si chiudono per respirare
18.
Stanco sul pavimento
addormentato sul tappeto
o immerso nel nome
in ginocchio nella neve
a mani nude nella neve.
Sempre così
scegliendo alternative
e sempre così
nel vuoto che dimentica
tra i cambiamenti dimentica
il nulla che dimentica
e nei sorrisi di odio
e nei fiori elettrici
scariche di rabbia
una volta sotto pelle
l’ultimo strappo
l’ultima smorfia
è quasi mattino.
20. Assumendo Una Forma
Ho già visto questi luoghi
ho ricordato sogni
cade la neve sui prati
cala nebbia sui ricordi
non voltarsi più.
Svanito in un istante
e dopo lo schianto
svanito per sempre
nel nulla
niente di nuovo
brucia nel fuoco
nessun fuoco
brucia stasera
è tardi adesso
per mostrare qualcosa
bruciata la casa
bruciare l’addio.
22. Necessità
Gli anni fuori tempo
nella luce sbagliata
verso case distrutte
da lastre di silenzio
e viaggi antichi,
senza ritorno.
Sopra una tovaglia
che non copre il freddo,
la nota stonata.
È un’ora che aspetto
ma lo so anch’io
che sto perdendo il senso
e non rivedrò quel film
non ne parlerò
e non funzionerà.
Dietro la porta chiusa
un gatto sussurra
nella tromba delle scale.
Quando saremo nell’aria
a rovesciare capelli
e girare cieli di maggio
sarà come ieri
come siamo tornati qui
a muoverci insieme.
24. Sottinteso (Stagioni Sul Liquido Mondo)
Se sai quello che intendo
se viaggiasti una volta
con me
rimango sotto un cielo
di ghiaccio nella sera
e la palude è lontana
e la palude negli occhi
umidità dalle palpebre
muschio sulle mani
rimango sotto un cielo
di ghiaccio nella sera
a scrostare arrugginiti ricordi.
25. SnowCats
Sotto il ponte
la mia febbre
è di ghiaccio
e lacci disciolti
come l’acqua
sotto strati di cristallo
non sa riaffiorare
la rabbia implosa.
Sei più di me
e la sindrome
e tutte le cose
le stesse di sempre
nella neve di qui
ti credo e ti rivedo
perdere le ali
e ricrescerle ancora.
Il vapore nelle ore scure
e sul volto impermeabile
della luna.
Immagine riflessa
che tra i vapori si confonde:
soluzione di stati mentali
amplificati e surreali
alterati e disinibiti;
non morsi –stanotte-.
Metallo pesante tra le righe
disperdo la persona
nel silenzio assillante, interiore.
È nella neve
che perdi il senso
dello spazio
e nel ricordo
affoghi
come lacrime di sole
a gocce
per il pendio
e la discesa
quando ti rigiri
tra le mani
un indirizzo inutile.
Ombre lunghe
sulla parete
nude
nello spazio
mi prendo io
la responsabilità
geometrie fanatiche
e non rassicuranti
ero io
aspettavo qualcosa
forse qualcuno
che tardava.
29. Garrule Bandiere
Pesci all’amo
sanguinano
senza annegare
né morire
a un passo dal fondo
a un passo dall’abisso
-tutto tace-
bandiere sventolano
sul campo di sabbia
sul terreno bruciato
come cadaveri al sole
nell’eterno sonno
dell’inverno.
30. Cento Anni
Si scuotono le onde
sul mare nero
e sono cento anni
a cadere giù
uno dopo l’altro
come pioggia sporca.
Come trovare la morte
appena in tempo
per scaldare la mente.
31. La Rosa
Vento caldo
di sabbia e notte in anticipo
anni e anni
ma sono ancora lì dietro
sfinita di fibra e succhi
gastrici – acre lo sguardo
portami a casa
che sto per tremare.
Solo se tu
solo se tu portassi
il peso delle mie ossa
con me
solo se tu
accennassi un sorso
della tua linfa
al mio labbro rinsecchito.
Un fiore nella notte
una rosa rossa
nel vicolo allegato
labirinto di segni perduti.
32.
Nella stanza scura
emozioni esanimi
e un sorriso lontano
confuso tra le lacrime
assorbite dalla notte
un micromondo senza tempo.
33.
Notte di inganni e bugie
di incendi e orrori
celati nel salone
maestoso dei ricevimenti.
Prima che sia mezzanotte
devo vederti
e svanire.
34. Zero
Embrione scordato
in un cielo lontano
senza tempo
senza Dio.
Siamo dunque arrivati:
eccoci nell’eternità
una stanza vuota
senza movimento
senza passato
senza memoria.
35. Processionaria
A cavallo sotto il sole
sul monte
del frutto proibito
andiamo
in una danza muta
a prenderci la Grazia.
36. Domino (Slow)
Gufi su rami offuscati
e sedie rovesciate
dal vento
mi muovo
tra aghi sottili di pino
e scariche di elettricità.
Versi lontani
colpiscono l’anima
cerco qualcosa
che la notte occulta.
Freddo
senza resistenza.
Calpesto senza pietà
territori di illusione
allo stato naturale.
37. Opti-Mystic Hotel
Noi, cani affamati,
sulla collina del vento
nell’erba scura
mossa dalla notte
ombre di luna
su case variopinte
scendiamo all’inferno
per un solo respiro.
38. All’Ombra Notturna Del Noce
All’ombra notturna del noce
una piccola folla
una piccola folla
nascondo giù per la collina
al buio per la collina
cercando la strada
sarà una notte silenziosa
e non troppo veloce
di ardui ritorni.
Rumori metallici
oltre la porta
conducono in un territorio
mai rivendicato
dalla mente.
Urla senza supporto
percepite oltre la fiamma
alta del fuoco
lo scheletro che brucia
nel male.
Immagini spezzate
del giorno che nasce
non guardare, non guardare
voltati, non guardare
la mutazione di un mostro
la metamorfosi del lupo
tutto qui
alla luce del sole.
41. In Segreto
Nella pineta a denti stretti
la gola bruciata
da notte e alcol
Nella pineta a fermare il vento
che brucia la notte
di alcol e bugie
Scivola la notte
scivola su lune gialle
Non sai più
dove stiamo andando.
Nella pineta a scovare cadaveri.
42.
I colori della sera
sull’asfalto umido
riflessi di pupille
echi di luna
aria di pioggia
vento salato
aria di pioggia
vento malato
le mani tra i capelli
le mani sulla faccia
lasciano il nero
di polvere e di lacrime.
43. Presenza
Nella luce
passi;
rintocchi
dall’orologio
menti
-lontano-
(si abbuffano)
di notte e sabbia
sulle sponde
del lago.
44.
Quella notte
di balli indiani
nelle praterie aperte
a nuovi presagi
e terra rossa nei fuochi
occhi marroni accesi
i respiri nel fumo
i cavalli lanciati
la parola agli alberi
Quella notte
uscisti
a salvare gli annegati
le pietre abbandonate
a cavalcare bugie
sul lungomare degli dei.
45.
Tra le rovine del tempo
resti umani dormono
sotto obiettivi illusori.
Ritagli di silenzio
nell’antica via tramandata.
46. Luna Ambulante
Ho bevuto da una tazza rotta
nella notte gialla dei confini
e di letti abbandonati
tornatevene a casa
o svelerò i miei segreti
fino a che il sole tornerà
a vegliare su di noi.
È qui che arrivano i giorni
e ciò che si fa per i diamanti
e le lune perse per strada.
Luna gialla sulla palude
è una notte di silenzi
e movimenti rivolti
i ricordi non deformano
significati nel lontano passaggio
se mai siamo stati dissolti
come non avessi visto
i tuoi occhi nel buio
e atteso il risveglio del giorno.
Il tempo conosce
tutti i passi che solcano
il volto rovesciato della pietra.
Sulla collina di fuoco
una frase scomposta
non sapremo mai
cosa c’era scritto
prima che crollasse
il muro che ci ha diviso
il cielo in due.
Sulla pioggia che
sta per cadere
e da un momento all’altro
bagnare strade spezzate
screpolate e rosse
color seppia e polvere
Resti di un sogno
che poteva essere vero
e un carro
trainato da cavalli e maschere
che è passato di qua
e se ne è andato di notte.
Le ruote del carro stridevano
sintomi raggelati
sulle piste di pietra
consumata dal tempo
le ombre scorrevano lungo
vuoti di memoria e aria
verso nuvole di vapore
e drappi antichi
per tornare spente e corte
cadere verso un pasto
bagnato e informe
a dividere lampioni.
Ho sentito i passi
che precedono
il nostro asfalto crepato
disseminato di ceneri
e ceri consumati
da notti senza stelle
Non affrettare
il tempo anche tu
sulla pelle consumata dal sale;
la luna quando si adagia
il gusto della saliva
la luna quando si adagia.
Sotto le onde
sottili del lago
e sulle sponde
ritorte dal sonno
proviamo a respirare
dove la verità
è stata ritrovata
nella luce e nella notte
seguendo ricordi
di leggende perdute.
(La musica del pomeriggio
si adagia su sogni accaldati
nomi e luoghi intuiti
da gatti vecchi
e ubriachi di noia).
Eravamo in corsa
sulla collina delle magnolie
per pioggia e venti
e ritardi cronici
solo noi ci aspettavamo
e sulla grande autostrada
nessuno fermava lacrime
(se non le promesse)
Ho sentito per lungo tempo
e per corridoi rabbuiati
i sogni gridare e sbattere
su liste della spesa e compleanni
e cosa cerchiamo
di essere
prima dell’oscurità
che pochi possono guardare
Stanotte credo che aspetterò
che tu senta la mia voce
che per pioggia e venti
ricordi chi sono.
Gli occhi verdi
nella notte
di ragnatele
immobili nel buio
a scongiurare la pioggia
senza una sola parola
e senza movimento
a cospargere il vuoto
di affezione
stringendo patti
che durano
una notte
e poi restano
di nuovo indietro
nella solitudine e nel buio.
È un tempo lungo
sull’autostrada blu della notte
che non si concede
proseguendo a onde
con occhi offuscati
da vento e stanchezza
non arriveremo mai
dove stiamo andando
seduti dietro
a respirare piano
lungo il mare
e i lampi nel cielo
e non dormire
fino alla fine del viaggio
fino alla fine della strada
Il corpo si abbandona
tra scie di metallo
di città in città
le verità relegate
riaffiorano vagabonde
e si appoggiano
invisibili sulle palpebre
ad alitare
voli di ricordo.
È il silenzio che confonde
quando te ne vai
con le illusioni e gli oceani
che non trovo più
gli angoli delle vie
abbandonati e seduti
ad aspettare in silenzio.
Tutti si guardavano
e il ronzio dalle sale
era un segno di vita
ma non per me
che dormivo in piedi
e mi abbandonavo.
Dovremmo essere insieme stanotte
di sogni strani che vengono alla luce
di una lampada gialla e stanca
dovremmo essere insieme
a salutarci all’infinito nell’istante
che ripete se stesso
e non torna indietro mai
non sfugge e non ci abbandona
tra le stelle e il vuoto tra le stelle.
Dietro l’ultima alba
si muovono le ombre
del passato
sulla roccia, a pezzi
si schianta la tempesta
e la porta della camera.
I.
Con il cielo azzurro così
non è un segreto
e non ho mai saputo
in quale abisso,
con alberi e fucili
di notte
mi sarei trovata
sospinta da una voce
lacera
da bambino perduto
nel vuoto dell’esistenza.
II.
Un rimando
ricevo da lontano
-posta aerea-
una voce graffiata
di giorni e giorni
a sparare sulla pioggia
un ballo sgraziato
e barcollante
manca sempre qualcosa
per essere felici.
III.
Ho venduto i miei vestiti
e ciò che ero
prima di soffocare
senza sapere cosa
significa
un sacrificio
ma per favore
non masticare senza voglia
quel che resta della cena.
IV.
Sono le dissonanze
a rendere perfetto
l’equilibrio
tra bene e male
instancabile
abrasiva
autodistruttiva
senza pause
tra orgasmi malati
e iniezioni di fiducia
per non restare indietro.
V.
Il liquido che ci mischia
e ci rende fratelli
assume la forma perfetta
nella morte del giorno
nel sangue che scorre
e scivola fuori da me
come ricordi fluidi
che muoiono all’aria
senza invecchiare mai.
VI.
La fortuna ci ha reso
schiavi con il suo
bacio prolungato
e velenoso
non importa chi sono
adesso
che ti conosco bene
e non ti amo più
e non ti ho mai amato
se non per capriccio
e rabbia viziata
da anni di scuola
e abbandoni.
VII.
Forse mi ricorderò
di tornare da te
ma non lo so adesso.
Oggi è troppo presto
per schiantarmi
all’indietro
a raccogliere i resti
del mio cervello
tra vetri rotti
e candele accese
sul buio artificiale
del passato immobile.
VIII.
Si fa tardi
e nessuno viene
a dissetarci
non so più chi sono
né ciò che ho promesso
non so più chi sono.
IX.
Ho abbastanza parassiti
da non poter dormire
è questo il posto in cui vivo
senza più sperare.
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