Dimmi che cosa vedi


























I

E poi
Sull’erba cammina l’ombra
Sul deserto l’ombra cammina
Sull’erbetta sottile davanti ai colli
Gli scialli aperti sciacalli avventati
Venti avvelenati dai monti molti altri morti chiarori dispersi nelle carte e nei fogli
Lattine d’acque sorgenti ai piedi

Nei piedi le acque emerse dall’era,
dall’erba sovversiva
D’alare sogni altre invocazioni anulari tagliati
vie nelle gazzose necessarie, come scarpe,
Se ricevute in dono domate da maestri
confusi sul fondo del mondo



II

I fogli ondulati e gialli
dune del deserto in fiamme
E voletti sussurrano calabroni
illesi perché compianti



III

E dunque vi sorregge questa sconcertante certezza
d’una lingua di cui conoscete segreti
E non si spezza e non s’affretta,
tutte intente,
con le virgoline e le maiuscolette, sai

Tende da portare, tende da sbrogliare,
tutti i perimetri di una partenza



IV

E poi solo attenzione al fermaglio,
questa volta. Il fermaglio.




V

Così com’è proprio cosi com’è
contiamo tutte le prime volte
e confrontiamo

Le luci i colori le voci cocci
e così sospese e le interruzioni
impreviste

Con le improvvise scariche
di pianto su rapporti e vizi,
e virtù e una mandria
di terra e fango e lacrime e vestiti
che non si cambiano più



VI

E tutto l’accumulare tutto l’accumulare
l’abbiamo lasciato agli altri,
più precisi e sempre là
sempre là che c’era da fare
e poi si tornava soli
perché tutto era già finito tutto
e non c’era più nessuno
e tutte quelle cose portate fin qui
e lasciate sole
abbandonate sotto il buio

che magari piove
e io non me ne occupo
so solo che non so
quando questo tempo provoca
gli smottamenti,
che tutto si sposta,
tutto si muove
e non c’è più nessuno

ci vuole qui qualcuno per amore
e non c’è tempo,
non ci sono coltelli la notte
e magari ci sono sviste



VII

E ora ecco, dopo il silenzio,
dopo questa cosa questa dormita
sacrosanta con il sole sulla testa
sembra

Così dimenticare è l’opportunità
di sdraiarsi e sentire
quel freddo che poi tu sai
tu conosci perché ha un nome che sai

Come questi animaletti saggi
color caramello più chiaro,
più scuro a spostarsi a piacimento
a lento lento lento
Tu sai questo freddo tu sai
o non sai questo freddo



VIII

E serve al mondo ora serve a noi
per capire dove ci siamo rotti,
dove e quale è il pezzo mancante
se la bocca o un anulare spezzettato
nelle bibite o i piedi, mai più piedi
solo scarpe
cose come la testa sopra

tasti caramello
e foglio pergamenta

E lui lo sa
che ci manda i messaggi autodecifranti
quanta lotta nel pomeriggio
lui sa il dolore del pomeriggio
il pomeriggio vince ma poi la sera
a sera perde
Perde quota e conscentezza
e non può fare rapporto
E rotola già all’ocean


IX

E non c’è un can
a forma di sabbia a forma
di foglia s’abbia, a forma
di braccio spezzato

Rotola senza forma,
con la forma che ha
che non riconosce al tatto
più la disconosce e dietro
le porte, parti sbagliate,
ci sono i ricordi delle persone
giusti rimasti intatti com’erano
 
Sincere ispirate com’erano gli ovìcchi
cancellati i sssospiri dell’estate
rimessi rimossi e tutto vola via
questo sgombro vola via
con gli odori fìdi, muffa delle cantine
e dell’umidità dei giorni

e i fiori secchi al posto dei capelli
li vedete adesso come sono e si rompono
tutti tutti si rompono
in cieli nuvole via
la febbre preferita dell’estate.



X

Che tanto tempo fa si rompevano
tutte queste cose arancioni
e queste voci che dicevano sempre
cosa fare come fame come bere e poi

Perché s’era detto
di far bagagli e sbaraccare
far bagagli accumulatori
accumulati di bagagli

respiriate sotto peso e
andiamoooooooooooo

io mi muovo e respiro e non so
dove vedo più in là.



XI

E gli assassini e gli altri
più sottili suonare, ripiegare,
ripiegare le meglio magliette rimaste
e poi noi voliamo nei pomeriggi,
tra i balconi nella canicola
quando è estate ma ancora no,
che non è ancora primavera
sui cortili ghiacciati a schiantarci giù
giù tutti giù
sui cortili tutti giù
tutti giusti i cortili
a schiantarci



XII

E poi perché ci vuole la calma,
sapete ci vuole la sorrisa,
la.. stortura ci vuole
mentre si fa il bucato, il seitan
il seitan poi sbadigli enormi,
feroci balsamici o no, falò…

loro lo sanno e nella notte
si danno consiglio
con le ninne nanne,
con i bucati freschi salgono
ti baciano e t’abbracciano e chi sei
chi sei continui a dire perché
nell’armadio ce n’è uno uguale
nuovo nuovo uno perfetto nuovo nuovo
e tu sarai nuovo anche tu
presto questo freddo anche tu.

Il freddo il freddo è il saio
il tuo saio per dormirci
stanotte sai per tradurti
ciò che sai tu lo sai
tu lo sei ciò che sei.

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